MALINCONIA D’AUTUNNO: LA DEPRESSIONE STAGIONALE NON È UNA MALATTIA. COME AFFRONTARLA?
MALINCONIA D’AUTUNNO: LA DEPRESSIONE STAGIONALE NON È UNA MALATTIA. COME AFFRONTARLA?
LA DEPRESSIONE STAGIONALE ARRIVA ALLA FINE DI AGOSTO
Inizia con la fine dell’estate. Molti l’attribuiscono al brusco ritorno alla vita frenetica dopo le vacanze. Agosto è la domenica dell’anno. Settembre, come il lunedì, è tempo di riavviare tutto e con esso si fa sentire il peso dell’impegno. Ma è solo verso ottobre che accade di sprofondare in una sottile e sorda depressione letteralmente colorata con i toni dell’autunno. Non è prerogativa esclusiva dei meteoropatici che soffrono il maltempo anche se questo fa la sua parte.
LA DEPRESSIONE STAGIONALE ARRIVA IN DUE MODI DIVERSI
Il primo è quello più energetico: una perdita di forze con annessi una serie di dolori. Ci sono i raffreddori ed i lamenti dello scheletro, poi le fisiologie alterate, disturbi gastrici e del sonno, infine piccole infezioni, herpes, orzaioli, dermatiti, la candida. C’è infine quel temibile risveglio improvviso all’alba con stretta allo stomaco, un’ansia mattutina che mette in allarme senza motivo. In secondo luogo, i più tradizionali sprofondano, quando sono fortunati, in almeno un paio di settimane di esaurimento morale in totale e netta opposizione con la direzione ascendente del programma annuale che li vuole motivati e carichi. – Sei stato in ferie? Ti sei riposato quest’estate? Ora lavora, non ci sono scuse. C’è infine chi già soffre del male oscuro e questo periodo ne favorisce un nuovo incremento.
COSA SUCCEDE? PERCHÈ TUTTO CIO?
La natura si concede una pausa prima di ricevere il seme che la feconderà nuovamente. Siamo a metà tra due cicli vitali, quello evolutivo e quello involutivo. L’autunno inizia, infatti, quando il giorno è uguale alla notte e la natura sembra cercare un equilibrio in tutto (M. Paltrinieri, E. Rader, Il libro della astrologia pratica, Mondadori, Milano, 1981, p. 41)
Se guardiamo al ciclo delle stagioni ed al periodo dell’anno i fatti ci appariranno più che ovvi e naturali. Siamo in autunno, la stagione in cui tutta l’energia dell’estate sta morendo. L’autunno è il lamento funebre prima della morte dell’anno e del sole che avviene a fine dicembre con il solstizio d’inverno. Se agosto è stato la fase culminante, quella con il botto, l’orgasmo goduto dell’estate, da settembre una leggera agonia inizia a diffondersi. Ce lo insegnano a scuola fin dalle elementari che l’autunno è malinconico: le foglie che cadono, la tavolozza del pittore, la vendemmia, le castagne, sta il cacciator fischiando sull’uscio a rimirar tra le rossastre nubi stormi d’uccelli neri com’esuli pensieri nel vespero migrar (G. Carducci, San Martino).
GLI IMPEGNI CONVENZIONALI VANNO IN CONFLITTO CON IL CALO DOVUTO ALLA DEPRESSIONE STAGIONALE
Appare ovvio che in questo momento drammatico decidiamo di ripartire alla grande! Nuovi lavori, ricominciare la scuola, nuove campagne e progetti, la curva dell’impegno s’impenna con spinta di nervi al massimo per arrivare all’agognata sosta consumista delle feste Natalizie. Poi ci sembra strano se a Natale scoppiano i drammi famigliari, gli esaurimenti nervosi e carrettate di suicidi. Molti l’associano alla solitudine ed agli obblighi del essere felici ma non ci si accorge che il precipizio era segnato esattamente dai primi di ottobre.
L’AUTUNNO E LA RUBEDO. CANTO DI MORTE PRIMA DELLA NIGREDO
L’alchimia è il linguaggio della psiche. Non lo dico io ma Carl Gustav Jung e James Hillman. “Accanto alla teoria generale della trasformazione, è il linguaggio dell’alchimia che può rivelarsi l’aiuto più prezioso per la terapia junghiana. Il linguaggio alchemico è una modalità di terapia; è terapeutico in sé (J. Hillman, Psicologia alchemica, Adelphi, Milano, 2013, p.16)”. In questo sapere complesso e controverso vengono distinte quattro fasi di trasformazione della materia a designare il passaggio dal piombo alloro. Si parla di Nigredo (fase nera), Albedo, fase bianca, Citrinitas (fase gialla), Rubedo (fase rossa). La successione dei colori riflette il ciclo stagionale e con esso il ciclo della vita delle piante che è anche il ciclo dell’attività psichica. Ora, l’autunno corrisponde alla fase rossa, quel passaggio in cui la vegetazione ed il clima cambiano per entrare nell’inverno, la fase nera, la pausa vegetativa, la notte e la morte dell’anno. La forza della vita in autunno raggiunge la massima maturazione, arrossisce come le piante che iniziano ad appassire. È un transito riflessivo che testimoniano molte delle operazioni contadine, prima fra tutte la vendemmia. Psicologicamente sarebbe un periodo da dedicare al consolidamento ed alla maturazione e non all’avvio delle attività.
LA MALINCONIA E LA DEPRESSIONE CELANO IL BISOGNO DI FERMARSI
È probabile che i veri mesi di ferie dovrebbero essere settembre ed ottobre, mesi in cui tutto dovrebbe essere più leggero, meno faticoso perché sono i mesi in cui si va a chiudere un ciclo. Tuttavia, questo contrasta ampiamente con i programmi lavorativi completamente slegati da ogni ciclo naturale. Anzi, accade che il giorno duri di meno per via dello spostamento allora solare! Così la fisiologia del corpo, la tradizionale anima vegetativa, entra in contrasto con gli obblighi dell’intelletto e del tempo sociale. I più sensibili vivono il conflitto con un periodo di depressione e di malesseri stagionali.
COME AFFRONTARE QUESTO PERIODO?
La depressione stagionale passa, è una finestra in cui le forze psichiche si abbassano per poi ritornare ad essere più vive. Dovremmo riconoscere e sentire meglio cosa ci racconta il corpo con i suoi malesseri e non rimuovere gli stati d’animo deboli e sofferenti. Questo periodo va accompagnato cercando di rispettare l’esigenza di essere più raccolti e chiusi. È un tempo in cui la frenesia va tenuta lontana. Se questo crea conflitto con i nostri piani sarebbe opportuno domandarsi se i piani non vadano modificati. Non è tempo per imporsi.
CONCLUSIONI
Sentire il moto delle stagioni nel proprio animo e riconoscerlo riflette la prospettiva psichica dell’anima mundi. Anticamente, la salute veniva cercata stabilendo una simmetria tra macrocosmo, il mondo fuori di sé, ed il microcosmo, l’anima. La parola depressione stagionale ammala e designa in modo negativo un periodo dell’anno psichico che invece richiederebbe un’attenzione introversa, calma e riflessiva. Facendo attenzione a questo modo d’intendere i sintomi che viviamo nella depressione stagionale potremmo trovare il valore profondo che la rubedo descrive: l’apice della maturazione psichica della materia che annuncia la creazione del lapis, la pietra filosofale.
Fonte: https://www.animafaarte.it/malinconia-dautunno-la-depressione-stagionale-non-e-una-malattia-come-affrontarla/